Dalle origini al medio evo
Negli ultimi secoli antecedenti l’anno 1000 a.C. s’insediarono nella zona delle tribù, considerate aborigene, provenienti dalle zone medioitaliche.
Solo successivamente queste si fusero ad un’altra civiltà di probabile origine medioasiatica. Tra il X e il IX sec. a.C. iniziò l’invasione dei Sabini che risalirono il corso del fiume Aterno fino ad arrivare presso la sorgente. Col tempo si spinsero oltre la zona fino ad occupare gran parte del centro Italia tra Umbria, Molise, Lazio e Abruzzo. L’espansione dei Sabini venne fermata intorno al 295 a.C. dall’ampliamento dell’Impero romano che in quello stesso periodo cresceva con nuove conquiste. Durante la III guerra contro i Sanniti i Romani conquistarono l’antica città di Amiternum (nei pressi di S. Vittorino). In seguito le colonie romane si estesero in tutta la zona considerata di grande importanza strategica in quanto si sviluppava intorno al principale nodo viario della via Salaria.
Dal medio evo al novecento
Alla caduta dell’Impero romano (476 d.C.) il territorio subì l’invasione delle popolazioni germaniche del nord: nel 575 d.C. i Longobardi fondarono il Ducato di Spoleto.
Quando nel 774 d.C. Carlo Magno sconfisse l’ultimo re longobardo, si passò ai Franco-Carolingi che, con la nascita del Sacro Romano Impero di Occidente, imposero la diffusione del Cristianesimo favorendo così la costituzione di numerose istituzioni sacre.
Nel 1072 i Normanni conquistarono l’Abruzzo e costituirono il Regno di Sicilia. Nel 1254 venne fondata L’Aquila. Nel 1266, con l’arrivo degli Angioini, l’allora Abruzzo seguì le sorti del Regno di Napoli e fu suddiviso in tre province (i tre Abruzzi): Ulteriore I (L’Aquila), Ulteriore II (Teramo) e Citeriore (Chieti), secondo la loro posizione rispetto al fiume Pescara e alla capitale Napoli (questa situazione amministrativa rimase invariata fino al 1927). In questo periodo ci fu una consistente crescita economica della zona che portò ad un’espansione territoriale generale. Si decise allora di ripartire i 36 villaggi appartenenti a Montereale in 4 quartieri (quarti): S.Giovanni, S.Maria, S.Lorenzo e S.Pietro.
Nel 1442 si ebbe un grosso conflitto tra Angioini ed Aragonesi con il successo degli Aragonesi che subentrarono al trono di Napoli: è di questo periodo l’unificazione del Regno di Napoli con il Regno di Sicilia. Successivamente furono i Francesi che conquistarono il potere con Luigi XII e vi restarono fino ai primi del 1500 quando si insediò la corte di Spagna che inflisse all’intero territorio grandi restrizioni economiche. Agli inizi del 1700 gli Austriaci occuparono l’Abruzzo. Nei primi dell’800 tutta la zona passò sotto la dominazione napoleonica. In quegli anni il distretto dell’Aquila aveva il controllo di 47 comuni all’interno del Regno delle due Sicilie: nel 1816 Montereale e dintorni furono inseriti nella circoscrizione dell’Aquila. Durante il XIX sec., a cavallo dell’Unità d’Italia, si verificarono numerosi casi di brigantaggio a causa della difficile situazione economica che si viveva e favoriti dalla conformazione del territorio: la presenza di numerosi passi, monti, gole, favorì in qualche modo il diffondersi di questo fenomeno.
Il novecento ad Aringo
Nel 1927 iniziarono i lavori di costruzione della grande villa (visibile entrando in paese da sud) che terminarono intorno al 1930. Nei primi anni ’30 venne edificato nella piazza principale di Aringo il caratteristico palazzo Tudini. In precedenza al suo posto vi era una costruzione ad un solo piano (l’attuale piano terra) che ospitava un’antica locanda: da lì furono innalzati gli altri piani con la forma tipica che ancora oggi conserva.
Durante la II guerra mondiale Aringo fu sede di un comando tedesco che aveva la propria postazione in un vicolo centrale del paese. I primi tempi la paura e la diffidenza verso il nemico portarono la gran parte della popolazione di allora a nascondersi, specie di notte, presso qualche rifugio fortuito ricavato nei boschi circostanti, magari nelle vicinanze di qualche casale. Ma poi col tempo si instaurò un rapporto umano di convivenza tra soldati e civili (secondo le testimonianze della gente che ha vissuto quel periodo). Intorno al 1945, con l’arrivo degli alleati e la conseguente ritirata dell’esercito tedesco verso nord, furono minati alcuni ponti nei pressi del paese, considerati strategici: il ponte della Reina a sud dopo il cimitero (prima di S.Vito) venne fatto saltare in aria; altri no, come il piccolo ponte in prossimità di Iammarine a nord verso S. Lucia, nonostante si dice che furono minati anch’essi.
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